Nicola Ferrigni • Sociologo, Professore Associato di Sociologia presso l’Università degli Studi “Link Campus University” di Roma
“I giovani della Generazione Z si distinguono per una visione decisamente innovativa dei ruoli e delle gerarchie sociali, rivelandosi dei veri e propri pionieri del concetto di “orizzontalità”.”
Nativi digitali e fortemente progressisti, i giovani della Generazione Z si distinguono per una visione decisamente innovativa dei ruoli e delle gerarchie sociali, rivelandosi dei veri e propri pionieri del concetto di “orizzontalità”.
Ad aver plasmato la loro mentalità orizzontale ha fortemente contribuito il contesto socio culturale all’interno del quale essi sono nati e cresciuti. In particolare, l’accelerazione verso una sempre più marcata globalizzazione, nonché le sfide emergenti connesse al tema della normalizzazione della diversità, nelle sue molteplici sfaccettature, hanno contribuito a caratterizzare ed accentuare la sensibilità della Generazione Z verso l’uguaglianza e l’inclusione, come valori centrali della loro identità collettiva.
D’altro canto, l’innovazione tecnologica, e più in particolare lo sviluppo di social media sempre più partecipativi, hanno agito da catalizzatori di questa nuova forma di coscienza sociale, consentendo loro di connettersi, condividere esperienze e mobilitarsi per cause comuni a livello globale.
Contrariamente alle generazioni precedenti, che spesso si sono conformate a schemi rigidi di ruoli sociali e gerarchie, la Gen Z adotta un approccio più fluido e flessibile. I protagonisti di questa generazione interpretano i ruoli sociali come dinamici e non statici, in grado di essere interpretati in modi diversi da individuo a individuo, indipendentemente da età, genere o background socioeconomico. Questa prospettiva favorisce la creatività e la libertà di espressione, e consente loro di sfidare le norme sociali convenzionali, guardando all’inclusione non solo come un obiettivo da raggiungere ma come un vero e proprio imperativo morale.
La stessa visione orizzontale trova conferma anche nelle opinioni, attitudini e propensioni con cui i giovani della Generazione Z guardano al mondo del lavoro che, nella loro visione, si discosta ampiamente dall’idea di una struttura verticistica con ruoli e responsabilità crescenti all’interno di una piramide gerarchica, ma appare sempre più caratterizzata dall’imperativo dell’autonomia. La Gen Z immagina infatti un futuro lavorativo senza rigide gerarchie, né orari di ufficio, in cui sentirsi libera di scegliere in che modo bilanciare lavoro e guadagno. Ma soprattutto, non prende in considerazione l’idea del posto fisso, né del lavoro unico e “per tutta la vita”, fortemente motivata dalla convinzione che lo stesso debba essere continuamente rinnovato, adattandosi alle varie fasi della vita.
La prospettiva orizzontale della Gen Z rappresenta una sfida per le strutture tradizionali di potere e autorità, chiamate ad adattarsi a una realtà sempre più pluralista e interconnessa. I modelli gerarchici verticali, nel percepito giovanile, cedono infatti il passo a forme più collaborative di organizzazione sociale, in cui la partecipazione e il contributo individuale sono valorizzati al di sopra della posizione ricoperta, o del titolo.
Tale processo, in continuo divenire, rappresenta una transizione non priva di sfide, poiché richiede un cambiamento culturale profondo funzionale alla creazione contesti sociali e organizzativi, dal livello micro al livello macro, sempre più aperti e permeabili, disponibili ad abbracciare modelli di equità e di sostenibilità sempre più integrali.