Nicola Ferrigni • Sociologo, Professore Associato di Sociologia presso l’Università degli Studi “Link Campus University” di Roma
“Chi sono i ragazzi della Generazione Z e verso quale mondo stanno andando? Quali sono i valori e i modelli cui si ispirano? Quali sono le ambizioni e le passioni che popolano la loro quotidianità? Come vivono il loro presente e come si immaginano il loro futuro?”
Personalmente,
mi piace definire questa generazione come TeenAcers: giovani
contraddistinti da una fortissima tenacia, con la quale combattono quasi
una quotidiana battaglia per la (ri)conquista della propria
espressività nei confronti di una società adulta che mi appare prendere
sì atto della loro esistenza, ma che nella sostanza silenzia -
probabilmente inconsapevolmente - quel ruolo che a loro spetterebbe
avere in una società che guarda al futuro.
E dunque i TeenAcers
sono giovani (auto)determinati e inclusivi, fortemente orientati
all'impegno sociale, responsabili e idealisti, speranzosi di poter
cambiare il mondo e di "prendersi cura" di ciò che li circonda. Giovani
che, a mio avviso, stanno costruendo quasi una società parallela fatta
di nuovi codici identitari, di nuove opportunità lavorative, di nuovi
modelli culturali e di nuove strutture ad oggi poco "plastiche" per il
mondo degli adulti.
Nati tra il 1995 e il 2010, i TeenAcers esprimono sé stessi e la propria identità attraverso una marcata inclinazione a farsi portavoce di interessi e ideali improrogabili: dalla tutela dell'ambiente alle battaglie per i diritti civili, dalla difesa della libertà di espressione alla valorizzazione della diversità, in tutte le sue forme. Una generazione "orizzontale", dunque, che non si riconosce nei modelli del passato ma ambisce a costruirne di nuovi, con la convinzione di riuscire a fare la differenza, dentro e fuori quell'universo della Rete che essi da utenti esperti e consapevoli ben conoscono, riconoscendo ai social le enormi potenzialità di "spazi di espressione" in cui sperimentare e progettare il proprio futuro.
Nativi
digitali, i TeenAcers sono convinti sostenitori dell'autoaffermazione e
dell'autoimprenditorialità: tendenzialmente poco affascinati dall'idea
del "posto fisso", guardano alla concretezza immediata, ciascuno secondo
le proprie inclinazioni e passioni. Per loro, il lavoro è fortemente
ancorato a una dimensione del tempo fluido, in continua trasformazione.
Un lavoro, dunque, a dimensione di libertà, che non si incastra con gli
schemi lavorativi ereditati dal passato.
Chiamati a esprimersi
sul futuro che immaginano, il 29% non baratterebbe infatti le proprie
ambizioni per un lavoro solo perché garantisce uno stipendio sicuro; per
uno su tre circa (34,9%) il lavoro non va cercato bensì creato, e
sempre avendo come punto di riferimento non negoziabile le proprie
passioni.
Perfetta esemplificazione di una "resilienza di comunità", a mio avviso i TeenAcers sono altresì motivati da una costante attenzione all'ambiente – che passa attraverso l'interesse per le persone, le risorse e il territorio – e incarnano una concezione del benessere che travalica la dimensione economica, facendosi portatori di un'idea di sostenibilità in chiave proattiva, elevata a vero e proprio "stile di vita". La tutela dell'ambiente emerge infatti come questione prioritaria per circa il 70% dei TeenAcers e al contempo la sostenibilità, lungi dal rappresentare una "moda passeggera", per oltre un giovane su due (53,6%) costituisce invece un importante strumento per responsabilizzare i cittadini e le imprese. Ed è proprio in ragione di tale slancio che il 22,9% "bacchetta" l'incoerenza di una società che appare non ancora "pronta" a mettere in pratica i temi dell'ambiente e della sostenibilità nel proprio quotidiano, quasi a voler rimarcare la distanza tra la propria (crescente) sensibilità e l'immutato "interesse di facciata" del mondo adulto.
Attratti
da tutto ciò che è green – dall'alimentazione, alla moda, alla
tecnologia – i TeenAcers si fanno dunque portatori di una "nuova
coscienza" che tutela l'ecosistema e la salute, con un riflesso
immediato su comportamenti quotidiani e abitudini di consumo, sempre più
influenzati dall'attenzione alla "qualità" e dal social caring dei
brand aziendali.
Desiderosi di poter esprimere sé stessi
attraverso molteplici identità, essi rifuggono altresì da facili
stereotipi ed etichette e declinano la propria attitudine a "prendersi
cura dell'altro" promuovendo i valori dell'altruismo, della tolleranza e
delle pari opportunità, e issando a proprio vessillo le cause della
parità di genere e della valorizzazione delle diversità. Questa generale
apertura verso l'altro si riflette anche nell'atteggiamento dei
TeenAcers nei confronti del vaccino anti-Covid, rispetto al quale essi
esprimono un'adesione quasi plebiscitaria (84,6%), mossi in primis
proprio da uno slancio altruistico a tutela della sfera dei propri
affetti, a cominciare dai genitori e dai nonni (46,4%).
C'è
un ultimo aspetto che mi piace sottolineare. Come dicevo poc'anzi, la
generazione dei TeenAcers si contraddistingue per la tenacia con cui
rivendica il proprio essere al mondo e l'espressività di cui si fa
portatrice spesso nell'indifferenza del contesto sociale che la
circonda. La propensione alla costruzione di un "mondo altro", così come
quella vocazione alla contaminazione che si traduce in una vera e
propria "forma di espressione", nelle scelte identitarie, nelle
battaglie sociali, così come nelle relazioni e nei consumi, rischiano
infatti di venire silenziate, o quantomeno sottaciute, da un mondo
adulto che non le riconosce un ruolo attivo nel presente. Ma, nonostante
ciò, i TeenAcers proseguono nella loro corsa, in direzione ostinata e
contraria e naturalmente tenace.
Sono fermamente convinto che,
tra qualche anno, ci sveglieremo e vivremo magicamente nel mondo che
oggi i TeenAcers stanno creando quasi in un sottobosco, e ci
sorprenderemo di quanto esso sia, parafrasando Vasco, quel "mondo che
vorrei".