Nicola Tagliafierro • Head of Sustainability Enel X
“I cambiamenti climatici sono sempre esistiti nella storia del Pianeta. Ma quello che stiamo vivendo da 150 anni è un cambiamento anomalo perché, come concordato dal 97% degli scienziati, è di origine antropica e cioè innescato dalle attività dell’uomo – dando così il nome all’epoca Antropocene.”
Dal 1975 il tasso di riscaldamento del pianeta è stato di circa 1,5-2°C per decade e negli ultimi 30 anni sono stati rilasciati in atmosfera più gas serra di quelli prodotti in tutta la storia, provocando un innalzamento delle temperature medie di circa 1°C e un clima sempre più instabile. Se continuiamo a riversare circa 50 miliardi di tonnellate di gas serra in atmosfera ogni anno, in base ai calcoli dell' IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) in meno di 25 anni si arriverà ad un aumento delle temperature di 2°C con conseguenze irreversibili per il pianeta e la vita umana – basti pensare che uno studio dell' UK Met Office che dimostra come, un aumento di 2°C della temperatura globale, la combinazione di caldo e umidità metterebbero a rischio la vita di un miliardo di persone, 15 volte tanto rispetto a quelle esposte oggi alle ondate di calore.
Nel
2021, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite COP26 di Glasgow ha
riunito più di 200 paesi intorno ad un obiettivo comune istituito
dall'accordo di Parigi: mantenere la temperatura globale entro un
aumento massimo di 1,5°C rispetto all'epoca preindustriale. La
partecipazione di Stati Uniti e Cina, i più grandi emettitori di CO2, è
stato di per sé un traguardo molto importante. I partecipanti hanno
raggiunto un accordo sugli impegni e le strategie da applicare,
definendo per la prima volta un piano per ridurre l'utilizzo del
carbone, il combustibile fossile più inquinante, per raggiungere gli
obiettivi di Net Zero – al 2050 per Europa e Stati Uniti d'America e al
2060 per la Cina. Nonostante i progressi, l'accordo è stato giudicato
insufficiente sia da molti paesi partecipanti che da gruppi
ambientalisti. L'attivista Greta Thunberg lo ha definito "molto vago e
inserito in un contesto in cui gli impegni non sono vincolanti"
sottolineando come si sia deciso di "ridurre gradualmente" il carbone
piuttosto che "eliminarlo gradualmente" a causa dell'opposizione da
parte di India e Cina.
La sfida sociale globale rappresentata dai
cambiamenti climatici necessita non solo delle istituzioni ma anche
delle imprese, a cui viene chiesto di adottare una prospettiva di lungo
termine, ridisegnando la propria strategia e organizzazione, anche in
ottica di resilienza e mitigazione del rischio che il cambiamento
climatico rappresenta per moltissimi settori. Le imprese sono i soggetti
attorno a cui si catalizzano l'innovazione e le richieste degli
stakeholder – dai cittadini, alle istituzioni, agli investitori – e
possono quindi diventare acceleratori del cambiamento. La sfida che
affrontano le imprese oggi è quella di internalizzare la sostenibilità
nel modello di business aziendale, partendo dalla misurazione e
rendicontazione dei propri impatti per poi lavorare sulla riduzione e,
solo per ultimo, alla compensazione. Le aziende hanno il dovere di
dimostrare alla società il loro contributo attivo basandosi su strumenti
di misurazione autorevoli e rendicontando pubblicamente i propri
impatti complessivi e quelli dei singoli prodotti, in modo da
contrastare il fenomeno del "greenwashing" e diffondere segnali di
concretezza e fiducia
1 Environmental Research Letters 2016; http://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/11/4/048002
2 NASA's Goddard Institute for Space Studies (GISS)
3 https://lab24.ilsole24ore.com/sostenibilita-ambientale-2020/
4 https://www.metoffice.gov.uk/about-us/press-office/news/weather-and-climate/2021/2c-rise-to-put-one-in-eight-of-global-population-at-heat-stress-risk
5 https://www.bbc.com/news/uk-scotland-glasgow-west-59296859